venerdì 24 maggio 2013

Il perché del mio sostegno

Lunedì a Brescia ci sono le elezioni amministrative. Non e' un mistero in questa campagna elettorale ho sostenuto un candidato : Francesco Arenghi. Alcuni amici mi hanno detto "Come mai parli di strade nuove e poi sostieni un candidato del centrodestra ?". Innanzitutto perché e' un amico ed ad un amico si perdona tutto ... poi perché penso che il cambiamento non debba sempre passare per un cambio radicale ma che a volte la strada nuova non sia altro che un bivio non percorso di una strada conosciuta. Di base ho fatto questo ragionamento : in quale area politica mi riconosco come ideologia ? Esistono delle alternative affidabili che si identifichino con la mia ideologia ? A livello locale per il momento no. Se voglio innescare il cambiamento devo pertanto puntare su di un candidato nuovo , che oltre alla mia ideologia abbia i miei stessi valori in modo di aiutarlo a scalare le gerarchie del partito ( che ahimè in ogni partito sono in funzione dei voti) in modo di far scendere nelle gerarchie chi non voglio che mi rappresenti. Se si vuole far scomparire dalla scena politica il vecchio che sa di marcio non bisogna creare nuovi partiti insignificanti ma far crescere nei 2/3 schieramenti che contano candidati nuovi che prendano i posti di comando. Partiti e partitini non fanno che ridurre gli spazi all' interno dei partiti maggiori riducendo la possibilità  di ricambio a favore dei dinosauri che restano immobili nelle loro posizioni. Se desideriamo una strada nuova cominciamo a votare nei partiti che rappresentano i nostri valori candidati nuovi. E' un segno ben più forte che non sprecare il proprio voto per pura protesta. Veder calare i propri voti in un partito che cresce e' lo schiaffo più forte che si può dare a chi non vuol capire.

domenica 19 maggio 2013

Dove trovare le risorse per Imu e Cig

Come dicevo un paio di post fa il primo problema che deve risolvere il nuovo Governo e' togliere l' IMU sulla prima casa e rifinanziare la CIG per dar tempo alle manovre volte al rilancio dell' economia di dare i primi frutti così come sta accadendo negli Usa ed anche in Giappone.
Da più parti e' stato chiesto di non toccare ( al rialzo) l' IVA per non deprimere ulteriormente i consumi.

In realtà non tutti i consumi sono uguali e ce ne sono almeno 2 tipologie che anche con un rialzo significativo dell' IVA (portandola al 30%) probabilmente si contrarrebbero di meno del 15% con un saldo netto che coprirebbe i fabbisogni per permetterci le manovre di cui sopra.

Questi 2 settori sono :

macchinette mangiasoldi ed affini;
beni di lusso.

Il primo settore fattura circa 76 Mld all' anno con utili notevoli per pochi.
Il secondo settore fattura circa 30 Mld all' anno producendo utili importanti e non conoscendo crisi.

Il nostro, ahimè,  è un paese dove si spendono circa 1280 euro a testa per tentare la fortuna che possa cambiare la vita tra videopoker, slot-machine, gratta e vinci, sale bingo. Con oltre 800mila persone dipendenti sulla soglia della ludopatia. Un fatturato ( a bassa tassazione) stimato in 76,1 miliardi di euro, a cui si devono aggiungere almeno 10 miliardi di quello illegale. E’ “la terza impresa” italiana,  con un bilancio sempre in attivo e che non risente della crisi che colpisce il nostro paese.

Il settore del lusso riguarda solamente il 10% della popolazione italiana ( che però possiede oltre il 90% dei patrimoni) con una spesa media di 5.000 euro pro capite.

L' incremento dell' IVA di questi 2 settori porterebbe un gettito aggiuntivo di oltre 10 Mld che toccherebbe le tasche solo ed esclusivamente di chi decide di operare questi consumi e pertanto non avrebbe effetti ne depressivi ne deflativi.

Un strada nuova per risolvere problemi vecchi. Perché non provare?

domenica 12 maggio 2013

La motivazione fa la differenza

Questa mattina dopo una notte insonne (vedi post precedente) mi sono "sparato" la mia quarta mezza della stagione : la Strabrescia .

21 km chilometri su e giù per il centro di Brescia con 3 salite spacca gambe : il Castello , la Maddalena e il Goletto.

Pensavo di andare in crisi già sul Castello ( a metà percorso) ma questa volta la motivazione di arrivare al termine era fortissima e nulla mi poteva fermare. 

In sovrappiù ieri ero andato a vedere una conferenza di Gianni Poli (vincitore della Maratona di New York nel 1987) che ha più volte ripetuto che senza motivazione e determinazione non si va da nessuna parte.

Ieri ero un po' scettico ma oggi ho provato sulla mia pelle cosa vuol dire.


sabato 11 maggio 2013

Mi dispiace


So che è inconsueto chiedere scusa pubblicamente ma se si vuole imboccare una strada nuova anche questo e' un passo da compiere. Ieri sera, dopo 2 birre ho stupidamente ferito la persona che amo . Lascio sul mio blog un messaggio per Lei.


Questa notte non ho praticamente mai dormito perché ero molto dispiaciuto della battuta di ieri sera.
Volevo dire una cosa spiritosa e invece ti ho fatto fare una brutta figura che non meriti.
Allora colgo l' occasione per dirti quanto non ti ho mai detti ovvero che sei una persona meravigliosa che probabilmente non meritavi una persona lunatica e scorbutica come sono nella realtà io a dispetto dell' immagine esteriore che do di me.
Se ho fatto qualcosa nella vita però è soprattutto perché tu me lo hai permesso e mi hai fatto sempre sentire il tuo eroe.
Quando sento gli altri parlare delle loro compagne penso che sono fortunato perché tu sei diversa e migliore . Famiglia, lavoro e far da badante anche a me sempre con ironia e guardando con gioia al domani.
Certo su molte cose non abbiamo lo stesso punto di vista ma questo non ci ha mai impedito di superare ogni contrasto.
Spero che perdonerai la stupida battuta di ieri che probabilmente è scaturita dalle due birre che avevo bevuto che sai che non reggo.

Oggi, come sempre, correrò per te ma con tristezza nel cuore per averti immeritatamente ferito.

Ho pubblicato questo messaggio sul mio blog perché chi sbaglia deve aver il coraggio di chiedere scusa e dire : mi dispiace.


venerdì 10 maggio 2013

Superare i propri limiti


Pubblico la risposta di Sergio L. che come sempre è stato il primo a rispondermi.

Sono completamemte d'accordo sulla necessita' di decrescere: d'altronde mi pare che lo stato delle cose ci porti comunque in quella direzione.
Solo che questo sta avvenendo per un minore propensione o capacità di spesa mentre la decrescita che si auspica è prima di tutto culturale (partendo dalla considerazione che disponiamo di risorse esauribili).
 
Diffondere e far passare questa novella non sarà facile fra i fruitori perchè cozza contro una storia che dal dopoguerra è finora andata in senso contrario; e nemmeno nella classe imprenditoriale che di certo in questo momento non concepirebbe l'idea -come hai scritto- di far lavorare (e guadagnare) meno al dipendente; nè il concetto di beni che diventano davvero durevoli mentre le aziende di certi settori lanciano prodotti fatti per rompersi dopo un certo lasso di tempo.
 
Eppure quella è la strada; io spero molto che questo paese trovi la forza di produrre una classe dirigente nuova, di vera rottura col passato, capace di produrre una politica di ampio ed ambizioso respiro e che indichi una strada da percorrere nel lungo periodo, non di qui a una anno.
Bisogna avere una vera, onesta, chiara e coraggiosa vision del futuro da proporre: sì, c'è sempre un' utopia  dietro un grande progetto.

Ma c'è sempre qualcuno disposto a seguirla.

giovedì 9 maggio 2013

Ancora a proposito della decrescenza.

Ho ricevuto un paio di commenti via e_mail, cambiare strada è difficile in tutti gli ambiti (!!!), che ribattevano che abituandoci a decrescere riduciamo i nostri consumi e quindi peggioriamo lo stato di crisi complessivo.

Probabilmente nel breve hanno ragione ma decrescere non vuol dire mettersi in stand by bensì ridisegnare le proprie priorità consapevoli che siamo arrivati al limite massimo di crescita del nostro modello economico (attuale)  in funzione delle risorse disponibili che abbiamo drammaticamente scoperto NON ESSERE
infinite.

Decrescere vuol dire :

-cambiare il proprio stile di vita (verso stili di vita etici, ecocompatibili, salutari) per ridurre i costi sociali  indiretti (del welfare per esempio),
-redistribuire i nostri consumi passando da una logica di "esibire" (mi riferisco all' acquisto di status symbol) ad una logica di "usufruire".

I prodotti vanno acquistati perché servono, perché sono di qualità (e quindi durano e sono sicuri), perché non sono condivisibili con altri per ragioni oggettive.

Tutte le altre motivazioni devono venire molto, molto, molto dopo.

Un modello di decrescita di questo tipo ci permetterebbe di vivere con un reddito significativamente inferiore lavorando un po' di meno e , forse, pagando meno tasse.

Apparentemente può sembrare che questo mio ragionamento spinga verso un prodotto più povero in realtà la decrescita prevede che i prodotti vengano fatti con standard qualitativi e di sicurezza più elevati ma che soprattutto possano durare di più nel tempo per ridurre , oltretutto, il costo di smaltimento degli stessi che sta diventando giorno dopo giorno uno dei costi (occulti) che maggiormente incide sullo svuotamento delle nostre "tasche".

Può sembrare un utopia ma in realtà se provate ad andare in Germania o in Scandinavia vedrete che là è già così da parecchi anni.

Probabilmente noi siamo in ritardo per tracciare la stessa strada ma potremmo essere ancora in tempo a tracciarne una nostra che si basi sugli stessi presupposti.

Come ? Per esempio variando le aliquote IVA non in modo orizzontale bensì alzandole ed abbassandole in funzione di obbiettivi di riduzione (indiretta) di spesa pubblica.

Di questo , se volete, ne parliamo nel prossimo post







mercoledì 8 maggio 2013

Abituiamoci a decrescere

Non possiamo pensare di uscire da questa crisi se non ci abituiamo a decrescere.

Ci siamo illusi per anni che la colpa fosse innanzitutto delle banche e del credit crunch fingendo di non accorgerci che la globalizzazione ha messo intorno "alla tavola" molti altri commensali nonostante il "cibo" non sia aumentato.

Gli ultimi arrivati si sono inoltre dimostrati voraci, in quanto affamati, e molto inclini ad un bulimico spreco. 

La teoria della crescita' infinita ha dimostrato i suoi limiti in quanto le risorse, in primis il petrolio, sono finite (ovvero non infinite) ma soprattutto stanno finendo.

Inoltre non riuscendo a recuperare scarti, rifiuti e sprechi non riusciamo ,nemmeno , più a sfruttare le poche risorse che rimangono.

Un modello economico si fatto non può che portarci irrimediabilmente al collasso e pertanto dobbiamo cambiare al più presto la rotta verso un modello che ci permetta di centellinare le poche risorse rimaste, di estrarre risorse fruibili da rifiuti e scarti nell' attesa che nuove risorse diventino materia prima per prodotti succedanei a quelli che utilizziamo oggi.

La decrescita e' pertanto una strada necessaria ed improcastrinabile che deve diventare un driver socialmente condiviso.

So che sembra un concetto utopistico ma non c'è altra strada .

I costi della politica, la casta, i poteri forti e tutto il resto sono solo un mix di populismo e demagogia che fanno da freno all' uscita dal tunnel della crisi.



lunedì 6 maggio 2013

Noi troveremo la strada.

  Io non ho la ricetta per questa crisi ma la mia crisi personale che e' stata ben piu' cruenta di questa crisi economica l'ho superata anni fa sorreggendomi su 2 motti.

Il primo risale al 218 a.C. ed e' attribuito ad Annibale e dice, appunto : "Noi troveremo la strada oppure ne costruiremo una nuova"
Il secondo risale all' inizio del '900 ed e' di Don Bosco : "Facciamo straordinariamente bene le cose ordinarie".

Solo la certezza di trovare la via ci permette di andare avanti e per farlo non servono miracoli ma impegno, costanza e determinazione. Una goccia alla volta si vuota anche il mare, un passo per volta si supera il deserto.
Se ogni giorno dedichiamo 5 minuti del nostro tempo allo studio, 5 minuti del nostro tempo a migliorare noi stessi, 5 minuti del nostro tempo ad ascoltare gli altri ... In breve saremo a meta' del nostro cammino e i nostri famigliari, i nostri amici , i nostri collaboratori ci seguiranno vedendo in noi un faro da seguire per uscire dalla tempesta.